Saturday, August 20, 2011



Le risposte alla crisi sono mercato e libertà

La mia ammirazione per Marcello Veneziani, uno dei più acuti saggisti dell’Italia contemporanea, uno scrittore della razza di Giuseppe Prezzolini, non m’impedisce di trovarmi talora in disaccordo col suo stile di pensiero. Non fa eccezione il suo articolo di ieri in queste pagine: Analisi zoppe e idee spuntate. Alla crisi non pensa nessuno. Davanti alla profonda crisi economica e finanziaria in atto, sostiene, destra e sinistra, liberali etc., sono incapaci di formulare teorie, di spiegarci quanto sta accadendo. Come si vede, un giudizio così forte fa apparire Oswald Spengler un ottimista.
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Riguarda una forma mentis che Veneziani, stranamente, condivide con gli illuministi. Mi riferisco alla pretesa che sia possibile che il pensiero sia in grado di restituire il senso profondo degli eventi storici, di mettere ordine nel gran disordine del «divenire cosmico».
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Lo spirito della scienza moderna, con la sua consapevolezza che sia possibile solo far luce su aspetti della realtà limitati e controllabili, non è mai entrato nei «grandi racconti» di «destra» e di «sinistra». In tal modo, la perdita di fiducia nella verità si traduce in uno sconsolato relativismo che si lascia sfuggire quanto gli empiristi classici sapevano fin troppo bene. Ovvero che il mondo umano è un prisma che presenta varie facce, ciascuna delle quali coglie aspetti significativi della nostra esistenza, ma la cui natura resta, oggi come ieri, indecifrabile.

Nei secoli passati c’era qualcosa che metteva ordine nel pensiero: le istituzioni politiche e il loro momento più alto, lo Stato nazionale. Le istituzioni erano gli argini artificiali entro i quali si muoveva la riflessione teorica: la loro capacità di «mettere in forma» un territorio dava al pensiero l’illusione del controllo del divenire sociale. Se lo Stato di Luigi XIV ha unificato la Francia nell’interesse dell’assolutismo, perché uno Stato diverso, ispirato dalla ragione, non potrebbe operare nell’interesse di tutti?
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Ma il pensiero si è mai davvero «cimentato con la propria epoca»? Solo quando capitalismo e democrazia sono diventati paesaggi stabili della storia umana esso ne ha rilevato le implicazioni sociali, etiche, religiose e le dinamiche antropologiche. Del pari, solo quando nasceranno nuovi assetti di potere internazionale si porrà il problema di stabilire quali nuove forme di rappresentanza politica e quali nuovi modi di produzione saranno possibili.
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Sembra difficile, tuttavia, pensare a una libertà politica che non si traduca nel diritto di scegliere i propri governanti e a una libertà economica che non sia fondata sull’interesse a produrre in vista del mercato e delle opportunità di arricchimento che esso offre.
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well, market and liberty
do not necessary imply currency usury
and freedom to destroy society for some holy cast private interest
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theories are out there
if just somebody would read them
and most of all acknowledge them
read this whole blog
and you may have enough references
to what needs to be done
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it is, if you read in the right places
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bulls, there is nothing hard to decipher
over the reasons motivating a glorified 3rd generation chimp species
called "humans"
monkey see, monkey do
...
yes, and after the XIV
it came the XV, too bad he lost his head
because probably his rights also "were not negotiable"
like the more modern geniuses of Rome and Washington DC
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the description is hundred years behind time
that happened after the industrial revolution
with the banking-christos coups on the central banks
the current "political assets"
are management boards of corporations
and central direction of church corporations
"but" the model is not sustainable
so we need to wait for planetary urban warfare
to see the "new" possible assets
to get an idea, maybe we can all watch
the movie "blade runner"
...
that is the most difficult part
the description is the one of a third world society

there is no need of incompetent corrupted bigot governance
there is a need of competent scientific logistic management
there is no need of a market that makes people rich
selling junk nobody needs
at prices people can't afford any longer
and built based on chicken brains "demand"
and in the process
destroying the planet, causing wars and genocides and depleting resources

where there is a need of a market
is to provide adjustments hydraulically to systemic errors
with logistically maximizing efficiency and effectiveness
there is a need of a market
that creates and provides
advanced research, technology and education
over unlimited reusable energy and eternal design blueprints
...
the age of democracies ended with monarchies
the age of pluto-christo-banking multinationals is ending with oil peak
we are entering the age of logistic technocracy
nobody living on mars may have noticed it
but that’s more or less where we are going
...

amun
:)



Analisi zoppe e idee spuntate Alla crisi non pensa nessuno

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L’idea che ci possa essere una modifica non drammatica ma positiva e perfino volontaria degli assetti mondiali non è più considerata. Perché la storia è fuori servizio, ora c’è il corso della tecnica, il decorso della borsa o l’avvento dell’Apocalisse.
E allora chiedo: dov’è il pensiero che può rimettere in moto la storia, un pensiero pubblico che può dare coscienza critica di quel che accade e prospettare la possibilità di modificarli?
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everywhere, read below
now, the line of thought may not go anywhere
and we may most likely end up
with the christos-banking holy 4th Reich
of Jekyll island
and a third world war
to save all this holy gangsters bankers
but that’s another story
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Process politics or systems politics? What’s the difference?
AMERICA 2.0: From Private Greed to Public Service

...
“Net Energy Cliff” Which Leads To The End Of Capitalism
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The “market system” is the most-inefficient organization in the history of the planet!

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and below is the situation:
...


the corporation machine


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good luck to today’s market
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amun
:)





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